Giuramento di sangue (Il percorso del guerriero Libro 1) - Malcolm Archibald
Traduzione di Anna Maria Durante
Giuramento di sangue (Il percorso del guerriero Libro 1) - Malcolm Archibald
Estratto del libro
Il nevischio frustava il viso di Hughie MacKim, pungendogli gli occhi e costringendolo a chinare la testa mentre correva. Cresciuto sulle colline, ignorava l'erica ruvida che gli graffiava i piedi e i polpacci nudi, saltava tra gli ampi greppi e sguazzava nelle pozze di palude. In alto, una coppia di beccacce di mare in caccia strideva mentre sfrecciava dritta avanti, sotto le minacciose nuvole scure.
"Ewan! Aspettami!" gridò Hughie mentre suo fratello allungava il passo.
"No!" Ewan, maggiore di cinque anni e più alto di quindici centimetri, scosse la testa. "Hai sentito anche tu il torchiatore. Se oggi non mi unisco al Clan, sfratteranno i nostri genitori e bruceranno il loro tetto".
"Non riesco a tenere il passo".
"Sei troppo giovane, Hughie. Avresti dovuto rimanere a casa".
"Ma anch’io voglio combattere! Voglio essere un uomo!" Hughie alzò la testa quando sentì il rombo profondo davanti a sé. "Lo senti quel rumore?"
"Sì. Non so cosa sia. Non è un tuono", disse Ewan.
Hughie poteva vedere dei lampi riflettersi sulle nuvole minacciose, seguiti da quel pesante schianto e da un acre odore che non riconosceva. Rabbrividì, sentendo che era in corso qualcosa di molto sbagliato, e seguitò a correre, cercando di allungare il passo per eguagliare l’andatura del fratello.
"Sono spari". Le parole in gaelico di Ewan sembrarono riecheggiare nell'aria umida. "So che è così. Hanno iniziato la battaglia senza di me. Devo andare". Ewan si fermò e prese Hughie per le spalle. "Hai solo dieci anni. Sei troppo giovane per combattere. Va’ a casa!" Ewan guardò dietro di sé mentre gli spari risuonavano ancora. "Devo andare." Dando un'ultima stretta alle spalle di Hughie, Ewan si voltò, controllò il dirk che era la sua unica arma e corse verso gli spari.
"Ewan!" Hughie alzò la voce fino a un urlo acuto: "Non lasciarmi, Ewan!" Ma Ewan corse solo più veloce. Quasi singhiozzando, Hughie proseguì verso il suono dei fucili mentre Ewan scompariva velocemente attraverso l'umida erica marrone. In cima a una piccola altura, Hughie si fermò mentre l'intera estensione di Drummossie Moor gli si dispiegava davanti.
"Ewan", disse. "Oh, Ewan, dove sei?"
Mezzo miglio avanti a Hughie, il Principe Carlo Edoardo Stuart aveva schierato il suo esercito giacobita in reggimenti con l’uniforme tartan, ognuno sotto lo stendardo sventolante di un Clan. Di fronte, oltre la brughiera spazzata dal nevischio e schierato in disciplinati blocchi neri e scarlatti, l'esercito hannoveriano di Re Giorgio II aspettava. Tra i blocchi reggimentali, i cannoni dal becco nero sputavano fiamme, fumo e odio verso i giacobiti, mentre ai fianchi, la milizia e le truppe di Cavalleria di Campbell aspettavano di scattare. Da dove si trovava, Hughie poteva vedere che l'esercito governativo era molto più numeroso delle forze dei giacobiti, i cui pochi cannoni si arresero presto a quella che era una gara impari.
Indeciso sul da farsi, Jamie rimase a guardare per qualche istante mentre i cannoni hannoverani investivano i giacobiti, aprendo grandi buchi nei reggimenti dei Clan che resistevano con frustrazione crescente, vacillando sotto quel supplizio. Dopo un po', una divisione dei giacobiti si riversò in avanti, coprendo la brughiera paludosa a grandi passi. Anche a quella distanza, Jamie poteva vedere che c'erano solo poche centinaia di uomini all'attacco, contro otto o novemila disciplinati soldati professionisti.
Gli hannoveriani risposero con raffiche di moschetto che si abbatterono sull’avanzata dei giacobiti. Hughie vide cadere uomini a frotte, con l’Artiglieria che passava da colpi di cannone a colpi di mitraglia per mietere gli attaccanti, falciandoli.
"No!" Hughie scosse la testa, tendendo una mano come se potesse fermare il massacro. Per un istante, il fumo della polvere da sparo gli oscurò gran parte della vista, ma il vento vorticoso spostò la cortina bianca, così Hughie vide centinaia di giacobiti giacere immobili o contorcersi in agonia sull'erica insanguinata.
"Ewan! Ewan, stai attento", disse Hughie. "Ti prego, fai attenzione".
Affascinato a dispetto dell'ansia, Hughie guardò i resti laceri della carica giacobita schiantarsi contro i ranghi hannoveriani. La luce del sole balenava sulle lame d'acciaio di spadoni e baionette mentre i due schieramenti si scontravano, poi le prime file delle Giubbe Rosse si frantumarono e i giacobiti si spinsero attraverso i varchi. Per un momento, Jamie pensò che le poche centinaia di uomini in tartan potessero sbaragliare l'intera forza hannoveriana, ma poi la seconda linea delle Giubbe Rosse si scontrò con la carica irregolare a raffiche di moschetto.
Decine di giacobiti morirono lì, mentre il resto cadde contro le baionette della seconda linea hannoveriana. Fallito l'attacco in un sanguinoso massacro, un malconcio manipolo di Highlander si ritirò e gli Hannover marciarono in avanti.
"Ewan." Hughie sussurrò la parola. In mezzo alla confusione e al fumo della polvere, non riusciva a distinguere gli individui. Tutto ciò che riusciva a vedere erano una massa di corpi vestiti di tartan in mezzo a vortici di fumo grigio-bianco e la Fanteria che avanzava massacrando chiunque ritenesse ancora vivo. Davanti alle Giubbe Rosse, i giacobiti erano in lenta ritirata; alcuni sparavano coi moschetti contro la Fanteria hannoveriana e la Cavalleria che li tormentava ai fianchi, colpendo i feriti che si contorcevano.
"Ewan. Devo trovare Ewan". La sconfitta dei giacobiti non significava nulla per Hughie; come per la maggior parte degli uomini che indossavano il tartan, non gli importava quale re si ponesse una corona in testa. Hughie seguiva solo suo fratello, come Ewan aveva obbedito al suo capo nel timore di uno sfratto. Un re era molto simile a un altro e Hughie già sapeva che nessuno gli avrebbe prestato nemmeno uno sguardo, per quanto umida fosse la giornata o selvaggio il tempo.
Mentre gli eserciti passavano, Hughie giaceva in mezzo all'erica, troppo piccolo per essere notato. Vide i resti del reggimento del Clan Fraser passargli accanto ma, poiché Ewan non c'era, Hughie seppe che doveva essere ancora sul campo. Rimase sdraiato per quello che gli parve un lungo tempo, ascoltando i gemiti dei feriti e le alte risate degli hannoveriani vittoriosi. Sbirciando tra le fronde dell'erica, vide i soldati in giubba rossa muoversi tra i caduti giacobiti, derubando i morti e infilzando i feriti con la baionetta.
"Ewan", disse Hughie. "Ti prego, Dio, non lasciare che le Giubbe Rosse uccidano Ewan".
Incapace di stare ancora fermo, Hughie si alzò e, muovendosi mezzo accucciato, tornò sul luogo della battaglia.
Cercando di distogliere lo sguardo dalle terribili immagini di uomini mutilati, Hughie cercò il Clan dei Fraser. Questi erano stati al centro della linea del fronte, quindi dovevano essere tra i giacobiti che avevano rotto le file degli Hannover. Riconoscendo alcune delle vittime, Hughie trovò una scia di corpi contorti che portava verso la vecchia linea del fronte hannoveriano. Rabbrividì alla vista di uno dei feriti che giaceva cercando di tenersi a posto gli intestini. Impotente ad aiutare, Hughie non riuscì a sopportare la supplica disperata negli occhi dell'uomo.
"Ewan", chiamò dolcemente Hughie, tra i gemiti agonizzanti degli uomini massacrati. "Ewan." Scivolò in una pozza di sangue rappreso, trattenne la nausea e continuò a cercare. Davanti al cannone hannoveriano giacevano in massa i morti, uomini senza testa o arti, uomini con le interiora squarciate, uomini così sfigurati che Hughie riusciva a malapena a riconoscerli come umani. Sguazzò attraverso il fango inquinato dal sangue, senza preoccuparsi di nascondere le lacrime mentre il nevischio ancora gli sferzava la faccia.
Ewan giaceva in mezzo a un mucchio di corpi, con una mano tesa e l'altra che stringeva il dirk. Gemeva sommessamente, lottando per ogni respiro.
"Ewan!" Hughie si chinò su di lui, col cuore che esplodeva. "Ti aiuto io."
Ci vollero tutta la forza e il coraggio di Hughie anche solo per toccare i corpi insanguinati che nascondevano in parte Ewan. Uno dopo l'altro, li spinse o li trascinò da parte: uomini che aveva conosciuto come vicini o amici, ora cose in frantumi con le ossa scheggiate e i lineamenti devastati dal dolore. Finalmente Hughie raggiunse Ewan e provò una scintilla di speranza quando suo fratello alzò lo sguardo.
"Puoi camminare?", chiese Hughie.
"Non lo so." Ewan cercò di alzarsi, ansimò e scosse la testa. "No! No! Mi fa male la gamba", disse. "Devi aiutarmi".
Hughie guardò le gambe di Ewan, rabbrividì e distolse lo sguardo. Una palla di moschetto o una scheggia di granata avevano frantumato lo stinco sinistro di Ewan così che l'osso sporgeva attraverso una massa di sangue e muscoli rappresi. "Ti porteremo a casa". Hughie ingoiò la nausea che gli saliva in gola. "La mamma sistemerà tutto." Chinandosi, mise un braccio di sostegno attorno alla spalla di Ewan. "Andiamo, Ewan, non puoi restare qui. Le Giubbe Rosse ti troveranno". Hughie sapeva com’erano le Giubbe Rosse; erano demoni che infestavano gli incubi, mostri che ridevano mentre infilzavano i bambini con le punte delle baionette e maltrattavano le donne di ogni età o condizione.
Mentre Hughie cercava di sollevarlo Ewan urlò, trascinando col suo peso entrambi i ragazzi giù nell'erica. Urlò di nuovo mentre la sua gamba frantumata strisciava sul terreno.
"No, non ce la faccio", Ewan singhiozzò, scuotendo freneticamente la testa. "Lasciami qui. Corri a casa e cerca aiuto".
"Ma ci vorranno ore". Hughie combatté il panico crescente. "Ci dev’essere qualcuno qui". Sentì un vagare di voci e alzò lo sguardo.
Gli uomini emersero da un banco di nebbia. Vestiti di scarlatto hannoveriano, erano alti, coi berretti a mitra dei Granatieri che li rendevano ancora più alti. Parlavano inglese, una lingua che né Hughie né Ewan capivano.
"Fai silenzio", sibilò Ewan. "Sdraiati e fai finta di essere morto".
Cresciuto con le storie della brutalità delle Giubbe Rosse, Hughie scivolò a terra, terribilmente consapevole del battito del suo cuore. Sentì il piagnucolio di Ewan accanto a sé seguito da passi che rimbalzavano sul terreno e chiuse bene gli occhi, fingendosi morto.
Le voci si avvicinarono, aspre, arroganti e sgradevolmente gutturali. Hughie non riuscì a trattenere un sussulto quando una mano violenta si chiuse sulla sua spalla e lo sollevò in piedi. Aprì gli occhi, fissando quelli iniettati di sangue di un soldato hannoveriano. L'alito dell'uomo puzzava di tabacco e alcol.
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