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Gli Amici E La Famiglia Della Foresta Pluviale (Jasper - Pappagallo Amazzone Libro 2) - Sharon C. Williams

Gli Amici E La Famiglia Della Foresta Pluviale (Jasper - Pappagallo Amazzone Libro 2) - Sharon C. Williams

Traduzione di Cecilia Metta

Gli Amici E La Famiglia Della Foresta Pluviale (Jasper - Pappagallo Amazzone Libro 2) - Sharon C. Williams

Estratto del libro

Sally fissò Jasper, ascoltando ogni sua parola.

Il pappagallino descrisse le strane creature che lui e suo fratello avevano visto ai margini della giungla.

“Charlie li ha chiamati umani”, disse Jasper, notando che sua madre non era felice.

La mamma si accigliò pesantemente verso di lui.

“Non sono affatto come noi”, continuò. “Non hanno una coda lunga come Charlie. Inoltre, non hanno le sue lunghe braccia, quindi non credo che possano dondolarsi da un albero all’altro. Non sono nemmeno sicuro che mangino banane.”

Sally sospirò e guardò Willie. “Hai qualcosa da dire in tua difesa?”

“Chiedi a Jasper, mamma”, rispose rapidamente, dicendo la prima cosa che gli venne in mente.

Willie aveva paura di guardare suo fratello, che ora era in grossi guai. Essendo il più grande, era responsabilità di Jasper prendersi cura di lui.

Sally scosse la testa. “Non cominciare! Vi poteva succedere qualsiasi cosa!”

Poco prima, quel giorno, i suoi figli si erano diretti verso il limitare della giungla con il loro amico Charlie, una scimmia ragno.

Jasper si era avventurato vicino agli umani, mentre Willie era rimasto ad aspettare vicino a un albero per sicurezza.

I due pappagallini avevano pianificato di raccontarle della loro esplorazione una volta tornati a casa. Con loro sorpresa, la mamma era rimasta all’ingresso del nido, ad aspettare, quando erano apparsi ed erano entrati nel loro albero. Quando li aveva visti, aveva chiesto: “Vi siete divertiti con Charlie?”

I piccoli avevano capito subito che sapeva. Quanto, non erano sicuri. Non avevano accennato al fatto che avevano programmato di passare il pomeriggio con Charlie.

Una delle amiche di Sally, però, aveva assistito a tutta la scena ed era volata direttamente da lei per raccontarle quello che aveva visto.

Willie si fissò le zampe, studiandole attentamente. Lasciò a Jasper il compito di continuare la storia.

“Eravamo al sicuro, mamma. Ho anche fatto mettere Willie dietro un albero. Non si è mai avvicinato agli umani”, spiegò Jasper.

“E tu?” chiese Sally.

Jasper distolse lo sguardo e non disse una parola. Qualsiasi cosa avrebbe potuto peggiorare la situazione.

Willie rimase in silenzio.

Jasper non la faceva sentire meglio. Con le ali incrociate e il cipiglio ancora sul viso, sembrava piuttosto arrabbiata.

“Allora? Sto aspettando.”

“Sì, signora”, risposero automaticamente i ragazzi.

“Sapete quanto è stata pericolosa questa avventura?”

“Ma Charlie era con noi!” gridò Willie.

“So che Charlie è vostro amico, ma siete i miei figli e mi preoccupo per voi.”

“Sì, mamma”, risposero all’unisono.

Sally scosse la testa. Erano i suoi bambini, anche una volta cresciuti.

“Jasper, pensi che alla madre di Charlie dispiacerebbe se la andassi a trovare?”

“Se lei è così gentile come Charlie, non credo proprio.”

Lei ridacchiò. La madre di Charlie aveva appena ricevuto il più grande complimento di sempre.

“La prossima volta che vedi Charlie, chiedigli quando sarebbe un buon momento per andare.”

“Non metterai Charlie nei guai, vero, mamma?” chiese Jasper.

“No, no. Niente del genere. Voglio solo saperne di più su questi umani. Li ho visti qualche volta mentre volavo in giro, ma non mi sono mai avvicinata a loro. Se hai intenzione di continuare a frequentare Charlie, mi sentirei meglio se sapessi di più su di loro, tutto qui.”

Willie, che aveva passato la maggior parte del tempo ad ascoltare la conversazione tra la madre e Jasper, improvvisamente parlò. “Allora, possiamo andare a giocare adesso?”

“Non ancora. Vieni ad abbracciarmi.”

I piccoli notarono lo sguardo di sollievo sul volto della mamma e si protesero in avanti per abbracciarla forte.

“Vi amo entrambi, ma questo lo sapete.”

“Sì, mamma”, risposero ancora una volta.

“Non volevamo farti preoccupare”, disse Jasper.

“Oh, ragazzi. Credo che voi due mi farete sempre preoccupare, anche quando non ve ne rendete conto. So che non era vostra intenzione. Fa parte dell’essere mamma, però. Ok, ho finito di fare la predica. Perché non andate a giocare? È una giornata troppo bella per restare in casa.”

“Yippee!” gridò Willie.

“Woohoo!” Jasper fece eco ad alta voce al sentimento di suo fratello.

Girandosi verso l’uscita, i due ragazzi corsero verso l’apertura dell’albero. Correndo, entrambi la raggiunsero nello stesso momento. Ognuno cercò di essere il primo a uscire dalla propria casa.

Sally si mise a ridere. “Ragazzi, ragazzi! Uno alla volta!”

“Sono arrivato prima io!” esclamò Jasper.

“Uh-uh. No, non è vero. Sono arrivato prima io!”

“No, no. Sono stato io!”

“No, io sono stato il primo. Vero, mamma?” chiese Willie, voltandosi verso di lei.

“Oh, no, non provarci. Non mi metto in mezzo”, rispose lei, sorridendo. “Tornate dentro. Se vi muoverete lentamente, potrete farlo entrambi.”

Fecero come aveva detto loro la mamma.

“Ok. Sceglierò un numero da uno a dieci e chi ci si avvicina di più sarà il primo a uscire. Siete d’accordo?”

Nessuno dei due era d’accordo, ma sapevano che non potevano contraddirla.

“Ragazzi, scegliete un numero e ditemi qual è allo stesso tempo”. Poteva quasi vedere le rotelle girare nelle loro teste. “Pronti?”

I piccoli annuirono.

“Ok. Ora, ditemi i vostri numeri.”

“Io ho scelto il tre”, disse Jasper.

“Io ho scelto il sette”, rispose Willie, allo stesso tempo.

“Il mio numero era l’otto, quindi sembra che Willie uscirà per primo.”

“Fantastico!” esclamò Willie.

Jasper non si lamentò. Neanche un po’. Era stato fatto tutto in modo corretto. Inoltre, sapeva che Willie aveva raggiunto l’uscita per primo, anche se non l’avrebbe mai detto.

Mentre lasciavano il nido, la mamma disse: “Fate attenzione. Se vedete Charlie, non dimenticate di chiedere”.

Jasper e Willie distesero le ali e volarono via. A entrambi piaceva sentire il vento sotto di loro, cosa che dicevano spesso alla loro mamma.

“Non c’è niente di meglio di questo, vero?” chiese Jasper, volando alla sinistra di Willie.

“No, assolutamente no”, rispose Willie, sorridendo.

Sotto di loro, la tela dei colori dell’Amazzonia si stendeva tra i rami degli alberi a sprazzi. L’ara scarlatta, il tucano e i loro vicini, le amazzoni dalle guance gialle, erano tutti lì a mostrarsi.

Facendo un cenno verso la parte del fiume che amavano di più, Jasper volò in quella direzione.

Willie lo seguì.

Presto toccarono la riva. Non era diverso dagli altri posti che avevano incontrato durante i loro viaggi. La zona aveva lo stesso colore vibrante che ricopriva la foresta pluviale. Il cielo era ancora di una bella tonalità di blu, mentre l’acqua era bella e fresca al gusto. Questa zona aveva numerosi rami più bassi su cui potevano volare se volevano asciugarsi dopo essersi immersi nelle acque fresche.

Il fiume, poi, era il luogo in cui i due ragazzi avevano visto per la prima volta il loro riflesso, che gli aveva mostrato quanto fossero cresciuti. Avevano capito che non erano più gli uccelli brutti e senza piume di quando erano nati. Era questo che rendeva la zona unica rispetto a qualsiasi altra parte del fiume.

Anche se quel posto sembrava semplice per tutti gli altri, era speciale per i due fratelli. L’avevano rivendicato come il loro posto. Si dissetarono e si riposarono per qualche istante. Volare fino a lì, li stancava ancora un po’.

“Come facciamo a trovare Charlie?” chiese Willie.

“Posso chiamarlo a voce alta. Di solito funziona se è vicino”.

Willie ridacchiò. “Hai una voce forte.”

Jasper iniziò a discutere, ma poi ci pensò meglio. Sapeva che suo fratello stava dicendo la verità. Aveva una voce forte. Non aveva nemmeno bisogno di sforzarsi. Veniva fuori così e basta.

Si ricordò di quando aveva visto un arcobaleno e di come aveva voluto condividere il momento con la sua famiglia. Aveva visto i colori del verde, del blu e del rosso. Gli stessi colori delle sue piume. Nella sua eccitazione, ciò che uscì dalla sua bocca fu una voce così forte che lo fece sobbalzare, finché non si ricordò che veniva da se stesso. Sua madre e Willie si erano coperti le orecchie con le ali. Avevano anche chiuso gli occhi nella speranza che servisse a qualcosa.

“Copriti le orecchie, Willie”, disse Jasper, sorridendo leggermente.

Suo fratello fece come gli aveva detto.

“Pronto?”

Willie non disse nulla.

“Willie, sei pronto?” chiese di nuovo Jasper.

Niente.

Beh, questo era un buon segno. Willie non poteva sentirlo.

Jasper si schiarì la gola e gridò: “Charlie!” Aspettò qualche minuto e ascoltò. Non sentì nulla. “Charlieeeeee?”

Il nome del suo amico gli uscì dalla lingua. Se Charlie fosse stato nelle vicinanze, avrebbe sentito il baccano.

Dannazione!

Loro tre sembravano divertirsi sempre insieme. Jasper diede un’occhiata a Willie, che era ancora in piedi nella stessa posizione e gli diede una gomitata.

Willie aprì gli occhi e si scoprì le orecchie. “Charlie?” chiese.

“No. Dev’essere fuori a fare qualcos’altro”.

“Sembra che Charlie non stia mai fermo in un posto, vero, Jasper? Dondola sempre da un ramo all’altro in cerca di avventure o di qualsiasi cosa che sembra attirare la sua attenzione”, disse Willie.

“Come mangiare?”

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