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Il Bacio della Vita - Brian L. Porter

Il Bacio della Vita - Brian L. Porter

Traduzione di Giovanna Ruggiero

Il Bacio della Vita - Brian L. Porter

Estratto del libro

Dexter si risvegliò da un sonno profondo, tremante, il viso imperlato di sudore, i capelli arruffati e scompigliati per via del continuo rigirarsi nel sonno. Si sporse a lato del letto e accese la lampada che stava sul comodino. Il rumore della pioggia che picchiettava contro la finestra della sua stanza era martellante, in un temporale che gli faceva tornare alla mente il tempo trascorso fra i Monti Carpazi l'anno precedente, quanto il frastuono del vento che scagliava le gocce di pioggia contro il vetro gli ricordava la causa del suo improvviso risveglio.
Di nuovo quel sogno, lo stesso che l'aveva tormentato negli ultimi mesi, a partire dal suo viaggio in Romania l'anno prima. Quel sogno non cambiava mai di una virgola, e mai cessava di avere lo stesso effetto su di lui. Dexter, l'uomo che era sempre stato così scettico davanti a ogni più remota idea di soprannaturale. Almeno fino al suo viaggio in Romania, dove aveva incontrato la bella ed enigmatica Christina Radaluc, la quale aveva stravolto molte delle sue convinzioni in tal senso.

 

            Mettendosi a sedere sul letto, Dexter ripensò alle figure nitide che gli erano apparse in sogno, figure che ormai gli facevano visita sempre più regolarmente.

Ogni volta lei era lì ad aspettarlo alla fine di un lungo e buio corridoio. Nonostante la totale assenza di luce, sia artificiale che naturale, camminando verso di lei, Dexter riusciva a vederla chiaramente, quella bellissima, quasi eterea figura, avvolta in un vestito bianco semitrasparente che svolazzava attorno alle sue gambe, sebbene neppure il più labile soffio di vento smuovesse l’aria in quel vicolo stretto e umido. Mentre lui le si avvicinava, lei gli sorrideva, quel sorriso seducente, evocativo, sensuale che gli riempiva la testa di pensieri di ogni tipo, e allo stesso tempo scacciava ogni più minimo briciolo di logica e ragione rimasto nelle pieghe del suo animo. Le sue labbra, di un rosso acceso, suadenti nel loro invito ad avvicinarsi, lo richiamavano a sé, il gonfiarsi del suo prosperoso petto a ogni respiro catturava lo sguardo di lui mentre si portava a pochi metri di distanza da quella creatura incredibilmente stupenda che lo chiamava a sé. Lei faceva un passo verso di lui, permettendo al fine tessuto del suo vestito di rivelare le sue gambe così lunghe, sinuose e perfettamente rifinite, le quali erano anticamera di una gioia molto più grande che gli sarebbe stata garantita, se solo gli fosse stato concesso il privilegio di sfiorare la delicata pelle di lei, e di consentire alla sua mano di scivolare lentamente sempre più in alto, fino a raggiungere il paradiso che tanto bramava.

 

Anche questa volta, non appena Dexter giunse abbastanza vicino, Christina sorrise, come sempre faceva nei suoi sogni. Lui attese fremente mentre le labbra di lei si schiudevano, attese il delicato invito che lo avrebbe spinto fra le sue braccia, lei lo avrebbe condotto verso la fine del lungo corridoio, dove si trovavano le sue stanze, e lì i due si sarebbero ancora una volta abbandonati l’uno all’altra, stretti nella morsa della passione che lui rammentava così bene, la stessa dei momenti passati insieme, i quali, seppure oramai apparissero soltanto come l’eco sbiadito di un’altra vita, così lontana, in realtà erano distanti solo poco più di un anno.

            Tuttavia, invece delle dolci parole d’amore che lui si aspettava, e come già era successo ogni volta che lei gli appariva in sogno, anche in questo caso, le labbra di Christina si schiusero a rivelare i suoi denti di un bianco immacolato, due dei quali già avevano raggiunto una lunghezza abnorme. Quei denti ora sembravano avere vita propria mentre si allungavano davanti ai suoi occhi, non più denti, ma zanne scintillanti e appuntite, maligne eppure imploranti nel loro invito a farsi più vicino, sempre più vicino alla promessa della vita offerta da Christina, una vita che andava molto al di là di ciò che gli ordinari mortali potessero anche solo immaginare.

 

            Le braccia di lei si stesero verso di lui, e Dexter, la cui mente era stata completamente svuotata di ogni pensiero, fatta eccezione per la promessa delle meraviglie di lei, si sentì trascinato nell’abbraccio in cui lei lo cinse, stringendolo a sé mentre, finalmente, sussurrava una sola parola.

“Dexter.”

Nulla più contava mentre si arrendeva alla creatura che lo teneva prigioniero nel suo incantesimo, e le labbra di lei si avvicinarono alle sue, invitandolo a perdersi nella magia dei suoi baci. Tuttavia, mentre lui si preparava al grande momento che l’avrebbe condotto alla tanto sospirata promessa d’amore della bella Christina, lei, all’improvviso, volse il capo, lo tirò a sé con una forza sorprendente se paragonata alla sua esile corporatura, e mentre lui restava lì immobile e indifeso nella sua morsa, quelle terribili zanne affondarono nel suo collo, provocando un dolore paradossalmente piacevole mentre lui si lasciava andare fra le braccia di lei, prigioniero del suo mondo, la sua mente annebbiata, il suo corpo schiavo per l’eternità. Lei si scostò, e Dexter finalmente riuscì a vedere Christina per quello che realmente era, il suo viso nascosto dietro una maschera maligna, i suoi capelli ora paragonabili a un nido di serpi, le sue labbra simili a fauci spalancate, il suo alito pregno del fetido odore dei resti di coloro che lei aveva, prima di lui, irretito, trascinandoli nel suo oscuro mondo di non morti. Lei rise, una risata così malvagia, così devastante per la sua debole mente, che Dexter, come sempre, si ridestò, madido di sudore, tremante per la paura e il terrore dell’aver finalmente realizzato chi fosse davvero Christina Radaluć.

 

Dieci minuti dopo, Alan Dexter, per tutti semplicemente Dexter, si godeva una doccia calda, cercando di ripulire mente e corpo dagli effetti del sogno. Una volta asciugatosi, si diresse in cucina, dove accese il bollitore, così che una tazza di caffè caldo potesse svolgere il suo solito compito ristorativo. Seduto al tavolo della cucina, nel piccolo monolocale che chiamava casa, Dexter lasciò che i suoi pensieri tornassero indietro agli eventi dell’anno prima, cercando di capire perché quel sogno ricorrente avesse scelto proprio quel periodo specifico per manifestarsi. Tutto era cominciato un paio di mesi prima. All’inizio l’aveva liquidato come incubo dovuto ai ricordi subconsci del periodo trascorso in Romania, eppure sentiva che quella regolarità, quella accecante nitidezza nascondevano qualcosa, un significato di cui ancora non era sicuro.

 

Sapendo bene che, in fin dei conti, non sarebbe mai più riuscito a dormire serenamente fino a che non avesse risolto il mistero che si celava dietro al suo sogno, Dexter prese una decisione immediata sul da farsi. Avrebbe scoperto perché quella bellezza enigmatica, incarnata nella discendente del leggendario Conte Dracula, Vlad Tepes, Principe di Valacchia, avesse pervaso la sua mente al punto da costringerlo a trascorrere gran parte delle sue notti in compagnia di lei, quella creatura inspiegabilmente accattivante eppure letale.

 

Affinché riuscisse in tale proposito, Dexter sapeva bene di dover fare innanzitutto due cose. Primo, doveva passare in rassegna gli eventi dell’anno precedente, aiutato dai suoi appunti quanto dalla sua memoria. Secondo, per quanto più terrificante, sapeva che non sarebbe passato molto prima che si sarebbe ritrovato su di un volo diretto a Bucarest, alla ricerca della causa delle sue infinite notti insonni.  Non ne conosceva il motivo, però era certo che Christina lo stesse chiamando a sé attraverso i mari, i monti e le valli delle sue antiche terre, e Dexter, sapendo bene che niente avrebbe potuto far cessare tutto questo, era determinato a scoprirne il perché.

            Dopotutto, penso fra sé e sé, sono un giornalista investigativo, no?

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