Irriducibile
Irriducibile - Estratto del libro
Capitolo Uno
Sterzarono col carro in una piccola stradina laterale che si diramava di fianco all'emporio. Randall tirò le redini e si lasciò sfuggire un lungo sospiro. Inzaccherato di sudore e polvere, la camicia gli aderì completamente alla schiena quando si levò il cappello, mettendo in bella vista la treccia che portava schiacciata al capo. L'aria, acre ed afosa, pareva risucchiare l'umidità da qualunque cosa, lui incluso, ma ora, raggiunta la meta, non riusciva a nascondere il suo sollievo, e con questo cominciò ad accusare anche i primi segni della fatica. Sorrise ad Elisabeth, che sedeva compassata di fianco a lui, lo sguardo fisso in avanti. "È davvero finita?" Chiese lei.
Era meravigliato dalla sua compostezza, da come riuscisse a mantenere un elegante contegno nonostante le difficoltà delle settimane precedenti. "Lo è", rispose, dandole un buffetto sul ginocchio. Elisabeth si voltò. "Come puoi esserne così sicuro?"
Randall le baciò delicatamente la guancia. "Ci siamo lasciati alle spalle quegli indiani, no? Possiamo tirare un sospiro di sollievo adesso, tornare a pensare alla vita di tutti i giorni".
"Come facevamo sempre".
"Precisamente", esclamò rimettendosi il cappello. "Comprerò qualche provvista, poi parlerò con lo sceriffo, magari può indicarci come raggiungere la vedova Langton".
"Ho una brutta sensazione. Perché non ha risposto a nessuna delle tue lettere?"
"Dev’esserci un'ottima ragione, ne sono certo".
"Magari ha venduto la proprietà".
"Ne dubito, è stato il mio avvocato a stilare il contratto, sarebbe un'idiota se lo facesse. E io non la ritengo un'idiota, i contatti della sua famiglia in Illinois ne sono una garanzia. Andrà tutto bene".
"Beh, forse allora è morta".
Squadrò Elisabeth. Poteva ben immaginare la causa dei suoi tormenti, si rendeva conto di quanto fossero effettivamente prossimi a cambiare radicalmente vita. Il viaggio si era rivelato inclemente, la recente siccità una delle più lunghe mai viste e gli abitanti delle pianure lottavano con le unghie e con in denti per sopravvivere, coloni e nativi. La disperazione aveva spinto tutti all'eccesso, fatto emergere il lato peggiore delle persone, ma in questa città, coi suoi edifici raffinati e le sue strade pulite, soffiava una brezza colma di ottimismo; Randall sperava che anche lei ne sarebbe stata pervasa. “Cara, sono certo che ci sia una valida spiegazione dietro al suo silenzio, le comunicazioni sono, volendo essere generosi, singhiozzanti, in questa parte del continente. Forse i cavi del telegrafo non funzionano a dovere, chi lo sa? Siamo nel West, ora e dobbiamo abituarci all'idea che qui la vita è differente”.
Sorrise. “Ne abbiamo già parlato, è assolutamente normale che tu abbia certe remore. Stiamo per fare il primo passo verso una nuova vita, piena di inconvenienti, vero, ma devi ammettere che è eccitante! Non appena avremo finito il trasloco, ci saremo sistemati e ci saremo ritagliati la nostra routine, tutto ti sembrerà più bello, te lo prometto”.
“So che hai ragione”. Elisabeth si guardò intorno, osservò gli stabili in legno che sorgevano su entrambi i lati della strada, poi allungò il collo verso la strada principale. “E odio doverlo dire, ma continua a sembrarmi così...primitiva. Non ha nulla a che spartire con Chicago, non v’è dubbio”.
“Queste città sono recentissime, fondate forse da una manciata d'anni, e ora che la Corsa all'oro è finita ci vorrà un po' di tempo perché le cose si riassestino, perché si aprano nuove e più stabili opportunità. Noi siamo un'avanguardia, Elisabeth, siamo pionieri.”
“Com'è che ci chiamano a volte, invece? Pivellini? Peoni?”
“Andrà tutto bene”, la rassicurò, per poi sistemarsi i vestiti e lanciarsi giù dal carro. “Vuoi venire con me?”
“No, ma cerca di fare in fretta. Quando avrai finito andremo dallo sceriffo e compileremo tutte le pratiche legali”.
Era il suo piccolo avvocato, la sua roccia. Sorrise intenerito e si incamminò con andatura decisa.
Uno o due passanti gli rivolsero un cenno di saluto, ma la strada era fondamentalmente deserta. Sul lato opposto rispetto al suo vide un gruppo di negozi, un modesto hotel ed un ufficio del telegrafo, in mezzo ai quali si era ritagliata il suo spazio una piccola banca. Una merceria catturò la sua attenzione e considerò l'idea di comprare ad Elisabeth un cappello nuovo. Magari dopo la visita allo sceriffo, una volta firmati i contratti e ritrovata un po' di serenità, avrebbero potuto concedersi del riposo, ritrovare un equilibrio, comprare cose. In cuor suo questa era una mossa sensata, era lacosa giusta da fare. Un bel ranch, con dozzine di acri per pascolare il bestiame, acqua fresca e campi sufficienti per un buon raccolto. Il catasto gli aveva assicurato che il suo acquisto era del tutto legittimo: la vedova Langton era una signora a modo, lo aveva affermato l'avvocato stesso, e anche Randall lo sapeva bene. Il tempo per i dubbi ed i ripensamenti era da lungo cessato, adesso erano giunti a destinazione, sani e salvi: il primo giorno della loro nuova esistenza. Salì sul marciapiede e si levò il cappello in segno di saluto a due fanciulle che incrociarono la sua strada, vestite con abiti lunghi ed adorni di fiocchi. Quelle ricambiarono con un sorriso, un gesto semplice, ma che gli fece riempire il cuore d'orgoglio. Incoraggiato, a schiena dritta, si diresse finalmente verso l'emporio oltrepassando le vetrate della banca e dell'ufficio del telegrafo, che gli sarebbe tornato utile qualora avesse voluto mandare notizie sul buon esito del viaggio alla sorella, che viveva ad est. Ricordava bene quanto sembrasse sperduta e preoccupata al binario della stazione, mentre agitava la mano e teneva un piccolo fazzoletto premuto sulla bocca. Elisabeth aveva pianto, e così lui. Ma quello era il passato, la loro vita era cambiata messo il primo piede giù dal treno: l'acquisto di un carro e di un cavallo, delle provviste, il dover ascoltare i rigorosi consigli datigli dal proprietario dell'emporio. Anche due vecchi cercatori d’oro si erano uniti alla conversazione. Era chiaro, per chi avesse saputo leggere tra le righe, che nessuno avrebbe scommesso molto sulla sopravvivenza dell’uomo e di sua figlia. Il tragitto era impervio, spietato, irto di pericoli, sicuramente lungo il percorso si sarebbe trovato a dover sparare, glielo avevano detto tutti, e Randall era sicuro delle sue capacità. Il negoziante non era sembrato molto convinto e gli altri due erano scoppiati a ridere. Quando dopo una settimana di viaggio gli indiani avevano fatto la loro entrata in scena, le intenzioni ben chiare sguardi torvi e gli archi incoccati, Randall li aveva scaraventati giù dalla sella senza nessun'esitazione. Peccato che nessuno all'emporio lo avesse visto, altrimenti l'opinione che gli esercenti avevano di lui sarebbe certamente migliorata. Scosse la testa, ricusando quei pensieri, si levò il cappello ed entrò nella bottega.
In un angolo v’erano due giovani donne che ridacchiavano sfogliando un imponente catalogo, e lo sguardo di una di loro incrociò per un istante quello di Randall; immediatamente la fanciulla abbassò gli occhi, le guance arrossate, e con un colpetto indicò l’uomo all’amica, che lo squadrò sorridendogli. Randall fece loro un cenno col capo e si avvicinò al bancone. Era un uomo magro e slanciato e si muoveva con la grazia e l'agilità d' un gatto. I suoi avambracci erano d'acciaio, la pelle abbronzata. Una vita difficile, a stretto contatto con la morte, lo aveva reso forte, coriaceo. Per venticinque anni aveva seguito le orme del padre nell'esercito, ma ora era tempo per lui di tracciare un percorso tutto suo; dopo la morte della moglie Caroline non rimaneva nulla ad ancorarlo al passato. Alzò il cappello guardando verso in direzione delle giovani, che ancora una volta ridacchiarono.
Suonò il campanello e nel giro di pochi istanti una donna di mezz'età dall'aspetto curato emerse da dietro una tenda di perline. Era minuta, indossava un abito nero attillato e portava i capelli raccolti in una crocchia, lasciando ben in vista le sue grazie. Mentre scrutava lo straniero da capo a piedi il suo viso era privo d’emozione. “Non facciamo credito qui”.
Randall fece l'occhiolino, guardando di sottecchi le fanciulle, che risero entrambe, poi si schiarì la gola con un colpo di tosse. “Io, ecco, non intendo farne richiesta, signora”.
“Tanto meglio. Mi piace che i nuovi clienti sappiano come stanno le cose prima che considerino di fare acquisti. Prima che comprino, questo intendo. Così che si evitino fraintendimenti”.
“Certo, comprensibile, ma ho il denaro per pagare. Ho bisogno di biada per il mio cavallo e...” guardò in basso e strattonò le ginocchia consunte dei suoi pantaloni. “Di qualche abito da lavoro. Siamo in viaggio da qualcosa come tre settimane e abbiamo entrambi un disperato bisogno di vestiti nuovi”.
La donna annuì, indicando un punto non ben definito alle spalle di Randall. “C’è un campione di abiti dietro di voi. Entrambi, avete detto”.
“Sì, mia figlia viaggia con me”.
“Capisco. Beh, la scelta di un abito da donna è in un certo qual modo più complicata, ma come potete vedere da voi abbiamo un catalogo”. Le giovani sghignazzarono per l’ennesima volta, sussurrandosi qualcosa nell’orecchio. “Sempre intendiate fermarvi qui, si intende”.
“In verità, è nostra intenzione. Abbiamo acquistato la tenuta della vedova Langton”.
“Oh, sul serio? Quello è un ranch come si deve, costruito dal buon signor Langton prima che la febbre se lo prendesse”.
“Quindi è ancora viva? Speravo lo sceriffo potesse…”
“Oh, è viva, poco ma sicuro. Alloggia al Drayton, in una delle traverse di Main street, la seconda sulla sinistra. Un bel posticino, lei sembra essere felice”. Il suo viso si oscurò. “In che modo può esservi utile lo sceriffo?”
“Voglio porgere i miei omaggi, compilare i documenti, cose del genere. Visto che siamo dei forestieri ho pensato che, prima di sistemarmi nella nuova tenuta, fosse una buona idea presentarsi ai tutori della legge della città”.
“Beh, lo sceriffo Pickles vi sarà senza dubbio utile per quanto riguarda formalità e cose simili. Non posso dire di sapere con precisione di che scartoffie stiamo parlando, ma siamo gente amichevole: tratta bene il prossimo e verrai trattato alla stessa maniera. Di certo vi vedremo in chiesa, sbaglio?”
“Chiaramente”, disse sorridendo ed affondando la mano nella tasca. Ne riemerse con un vecchio portafogli di pelle, tanto consunto che nell’aprirlo quasi si sfaldò. Allungò alla donna una banconota da un dollaro. “Questo è per la biada; darò un’occhiata ai vestiti”.
La signora sorrise, un gesto che mutò completamente la luce sul suo volto. Si rilassò mentre, nell’infilare il dollaro in un cassetto sotto il bancone, la tensione accumulata durante la conversazione scivolava via.
Proprio quando Randall stava per aggiungere qualcosa, in strada si levò un grido d’allarme immediatamente seguito da colpi di pistola. Le fanciulle all’angolo strillarono terrorizzate e una inciampò all’ indietro, collassando su uno scaffale, che a sua volta crollo sotto il suo peso. La negoziante si premette una mano sulla bocca, mentre per strada echeggiavano urla e grida. “Oddio, dev’essere la banca!”
I pensieri di Randall però erano rivolti ad Elisabeth, che stava ancora aspettando sul carro. Non aveva idea di cosa avesse causato tutto quel finimondo, ma non aveva certo intenzione di esporre sua figlia al pericolo, tanto più se erano coinvolti scontri a fuoco. Con due balzi attraversò la bottega e ne spalancò la porta.
Strizzò gli occhi all’intensa luce del sole. C’erano persone che correvano in tutte le direzioni, sentì cavalli che nitrivano e scalpitavano poco lontano e infine, alla sua sinistra li vide: due uomini dal viso coperto da una bandana, che imbracciavano pesanti fucili; uno sanguinava da una ferita al braccio, l’altro portava un grosso sacco di tela, che gli parve essere colmo.
Dalla banca ne uscirono altri due, coi revolver che sparavano a tutto spiano, soprattutto verso l’alto e Randall ne dedusse che lo facessero per intimidire, più che ferire qualcuno. Istintivamente portò la mano alla coscia ed imprecò nel realizzare di aver lasciato la sua Colt sul carro, insieme ad una carabina a colpo singolo. Insieme ad Elisabeth.
Non voleva aver niente a che fare con quegli uomini e prontamente decise di andarsene il più lontano ed il più in fretta possibile. Mentre si dirigeva verso il lato della strada presso il quale aveva lasciato il carro, Elisabeth spuntò da dietro l’angolo che aveva di fronte, i capelli scarmigliati e gli occhi gonfi di lacrime. Provò ad urlare, a dirle di mettersi in salvo, di tornare alla diligenza, ma le sue grida non poterono raggiungerla, coperte dagli spari di un uomo dall’addome rigonfio che in quell’istante fece la sua comparsa da un edificio lì vicino.
I proiettili fischiarono appena sopra la sua testa, costringendo Randall a gettarsi sul marciapiede. Si riparò la testa con le mani, allungando il collo quanto più gli era possibile per tenere d’occhio Elisabeth. La vide lasciarsi scivolare lungo la facciata dell’emporio, gridando a squarciagola e stringendosi febbrilmente i capelli. Era sotto shock.
“Sta’ giù!” le urlò, mentre l’ennesimo proiettile si conficcava nel legno sopra la sua testa. Che faceva quell’ imbecille, pensava fosse anche lui un rapinatore?
Elisabeth non rispose. Uno dei veri malviventi, a pochi passi da lui, fece fuoco, colpendo il pistolero grasso al petto e scaraventandolo nella polvere. Rimase, lì, riverso al suolo, il sangue che lentamente fuoriusciva dalla ferita. Il bandito attraversò la correndo la carreggiata, raccolse l’arma del ferito e si girò sbraitando: “Nathan, prendi quei dannati cavalli!”
Sembrava si fossero spalancate le porte dell’inferno. Persone, alcune anche armate, cominciarono ad arrivare da tutte le parti. Molti gridavano, altri si limitavano a guardare, pietrificati. Un terzo ed un quarto bandito sparavano a raffica contro i cittadini, alcuni dei quali ricambiavano il fuoco. L’odore del piombo rovente riempiva il vento pomeridiano, i proiettili schiantavano il legno, rimbalzavano su sbarre di metallo o sfrecciavano in aria.
“Togliamoci di torno!”, urlò il primo rapinatore uscito dalla banca. Randall si mise sulle ginocchia e gli vide puntare il revolver verso l’uomo ferito, ancora a terra. Senza lasciar trasparire alcuna esitazione o senso di colpa sparò a bruciapelo, facendogli saltare la testa. Un grido atterrito si levò da ogni direzione e la maggior parte degli astanti cominciò a fuggire disordinatamente. L’assassino si girò ed i suoi occhi si posarono su un punto imprecisato sul lato opposto della carreggiata.
Randall tentò di alzarsi, barcollante, stordito. Vide Elisabeth starsene là, in piedi, incapace di accettare gli orrori ai quali aveva appena assistito, paralizzata, il pallore della morte sul volto e con lacrime copiose che le bagnavano il viso; fece un passo verso di lei, ormai del tutto incurante del pericolo.
“Mason, prendi quel carro e togliamoci da questa maledetta strada!”
Il panico si impadronì di lui. Il bandito doveva aver visto il carro e intendeva usarlo per la fuga, portandosi via tutto ciò che conteneva. Senza alcun avere, la vita che aveva sperato di costruirsi sarebbe svanita prima ancora di avere inizio. Non poteva permetterlo. Fece un altro passo, poi qualcosa che gli sembrò pesare quanto l’incudine d’un fabbro si schiantò sulla sua nuca, mandandolo di nuovo faccia a terra. Il mondo cominciò a vorticargli attorno e Randall, a malapena cosciente, non poté reagire alle grida della figlia e si limitò ad osservare gli scarponi d’un uomo che gli passavano davanti e proseguivano verso Elisabeth. Cercò di alzarsi, mettersi supino, ma niente, le forze lo stavano rapidamente abbandonando. Elisabeth lottava, scalciava, ma il suo rapitore era troppo forte.
“Caricala sul carro, idiota!”
Un altro dei rapinatori comparve davanti a lui. Vide Randall e a giudicare dal suo sguardo sembrò considerare qualcosa, quando un proiettile lo colpì al braccio. Grugnì, lasciandosi cadere addosso ad un edificio, mugolando. Tre, quattro, cinque colpi lo centrarono al petto ed allo stomaco, il sangue che si spargeva, tingendolo di rosso, pareva lo sbocciare d’una rosa. Si accasciò e morì.
“Oh no, Nathan!”
Lentamente la nebbia che gli copriva la vista cominciò diradarsi e la luce che gli trafisse il cervello sembrò permettergli di ricostruire gli ultimi avvenimenti, nonostante la nuca gli facesse male da morire e le gambe si rifiutassero di muoversi. Ma li vide: vide il primo bandito, quello che aveva ucciso l’uomo panciuto avvicinarsi al compagno morto, mentre gli altri due erano alle prese con Elisabeth, che mai aveva smesso di opporre resistenza. La stavano portando verso il carro, Dio solo sapeva per quale osceno motivo. Se soltanto avesse avuto una pistola, se solo ci avesse pensato! Gemette, le lacrime gli sgorgavano dagli occhi come fontane, era completamente in preda alla disperazione. Poteva davvero aver tutto fine in quel posto, in una strada senza nome, dopo la vitaccia che aveva avuto? Signore misericordioso, dov’è la giustizia in tutto questo? Elisabeth…vi prego, non portatemela via!
Il rapinatore era lì, in piedi. Impugnava due pistole, una scarica, a giudicare dal suono metallico del cane che a vuoto si schiantava sul tamburo. Un proiettile gli perforò la gola e l’uomo cadde, rantolando. Randall udì lo schiocco d’una frusta: avevano preso il carro. Oh no, per pietà!
Altri spari. Gli parve di vedere banconote fluttuare, trasportate dal vento. Che stesse sognando? Non ne aveva idea, il suo unico desiderio era riuscire ad alzarsi, camminare, correre al fianco di Elisabeth. Udì un altro grido, più distante questa volta, ovattato. Padre! Ancora spari. Dio mio…
Nel trambusto riuscì a distinguere una voce e qualcuno gli appoggiò una mano sul collo. Si volto. Nubi nere coprivano il cielo sopra la cittadina, di lì a poco sarebbe giunta una tempesta. Illuminato da una luce fioca vide il volto della negoziante di prima, dolce, ma appesantito dall’angoscia.
“Per carità di Dio, signore, Resistete, resistete! Vi chiameremo un dottore”.
Perché avrebbe mai dovuto aver bisogno d’un dottore? Tutto ciò che voleva era rialzarsi con le sue gambe ed impedire a quei bruti di maltrattare Elisabeth.
“Per favore”, sussurrò. Avrebbe voluto dire altro, pregarli di salvare sua figlia, di consegnare i banditi alla giustizia, ma per quanto desiderasse farlo non aveva forze sufficienti nemmeno per pronunciare quelle poche parole; si limitò a poggiare la guancia sul marciapiede ed a respirare con la bocca, non gli rimanevano energie sufficienti a fare altro. Nessuna preoccupazione lo attanagliava ora, solo il desiderio di mettersi a dormire.
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